20000 errori
20000.
Secondo le stime possibili ossia quelle afghane, che tuttavia combaciano con
quelle di molte organizzazioni internazionali non governative, sono 20000 le
vittime civili della guerra in Afghanistan. 20000 errori. Fisiologici, li
definirebbe forse oggi il governo degli Stati Uniti. Errori fisiologici, di
questo hanno parlato tutti i governi occidentali quando i giornalisti chiedevano
ai loro illustri esponenti che ne sarebbe stato dei civili innocenti che
sarebbero stati colpiti dalle bombe. “Errori fisiologici, la nostra strategia
sarà impeccabile, precisa, chirurgica”. Essi questo dissero. Essi avevano
davvero ragione, dal loro punto di vista.
Sì, perché la chirurgia del sistema è proprio
questa. E’ chirurgia che ritiene fisiologico uccidere 20000 innocenti per
celebrare se stessa, tronfia, e ribadire la propria egemonia sul mondo. Forse è
per questo che si ritengono degli eroi. Abbiamo vinto, essi dicono. Abbiamo
vinto. Noi tutti, invece, che a questa chirurgia non crediamo, noi tutti che
sedendoci “dalla parte del torto” siamo chiamati terroristi, abbiamo perso. La
storia, come ci racconta il Vico, tende a ripetersi. E’ vero. Infatti un tempo
nemmeno troppo lontano i non allineati venivano chiamati eretici. Oggi
terroristi. Domani chissà. Noi abbiamo perso, per ora. Beautiful losers.
Ma in tutto il mondo la gente non smette di lottare, e allora il
sistema continua a colpire con la sua lama di bisturi. Il mondo bolle. Bolle in
Afghanistan, in Palestina, in India, in Pakistan, in Somalia, non ultimo in
Argentina. Il mondo è malato. Per quanto tempo questa chirurgia si arrogherà il
diritto di essere l’unica medicina possibile?
Termina un anno, anno uno di un
millennio apertosi tristemente. Per quel che ci riguarda, ci prepariamo a
partire di nuovo, alla volta del Guatemala. Per questo motivo usciamo con un
trimestrale, come ogni anno di questi tempi, visto che passeremo il mese di
Febbraio laggiù, in quel luogo dove la chirurgia di sistema ha fatto moltissimi
danni. Fenomeno iatrogeno. Uno dei tanti.
Laggiù come ovunque c’è
bisogno di infermieri. Abbiamo questa grande facoltà di essere professionisti
indispensabili, straordinari, unici, utili sempre e ovunque. In Guatemala come
in un qualsiasi reparto di un qualsiasi ospedale, comunità, distretto
territoriale.
Ovunque, infermieri.
Vogliamo continuare su
questa strada che ci porta da quattro anni in Guatemala, che ci porterà presto
in Romania, che ci porta in migliaia di case grazie ad Internet. Che ci sta
portando in giro per l’Italia con i seminari di AINS, che ci porta nelle cantine
dei quartieri popolari di Pavia a costruire un ambulatorio per immigrati e
diseredati di ogni tipo, che ci porta a parlare con gli zingari, con gli
anziani, con i bambini, con i folli. Senza voler portare risposte, ma solo
domande. Non vogliamo insegnare nulla, ma solo capire, scoprire, confrontarci,
dal basso, insieme. Non vogliamo dare da mangiare agli affamati ma chiedere loro
il perché della loro fame.
Questi sono i nostri propositi per il
2002. “Lasciando che il sole ci scorra dentro”, come cantavo negli Stati Uniti
milioni di giovani vent’anni fa, “i beautiful loosers un giorno vinceranno”. Non
sapremmo fare altrimenti. Anche perché, pure in questo caso, la storia tenderà a
ripetersi.
Buon anno, colleghe e colleghi. Buon
anno. Ne abbiamo davvero bisogno.
Infermieri Eretici
Pagina pubblicata il 31/12 /01