IL BOIA HA FAME.

Sono qui dalle otto di questa mattina e confesso che non mi era mai capitato di dover lavorare in condizioni simili.
Quando tutto sarà finito chiederò conto al capo.
Sono un professionista, io.
Vent’anni di esperienza, mai un problema, mai una lamentela, sempre liscio come l’olio: giusta dose, farmaco o corrente per me è lo stesso, lavoretti precisi e puliti, niente sangue in giro, nessun trambusto, tutto OK!
E poi la fine sempre all’orario prestabilito, ho l’orologio in testa e nelle mani, spacco il secondo, io.
Non possono trattarmi così, mi rivolgerò al sindacato, sono un professionista serio, dove lo trovano uno come me!
Non lavoro per i soldi, io.
Credo in quello che faccio, so di assolvere ad un compito importante.
La mia, come dire, è una missione di grande valore civile: non so se avete idea di cosa significhi assicurare la tranquillità sociale, la sicurezza civile.
Gli Stati Uniti d’America mi devono qualcosa, la gente onesta, quella che lavora, le mamme americane, i bambini indifesi, tutti mi devono qualcosa!
Non lavoro per i soldi, io.
Lo faccio perché ci credo eppure nessuno può ringraziarmi, nessuno mi invita ai party che contano, nessuno mi ferma per strada a stringermi la mano.
Il mio è un lavoro oscuro, ho firmato un contratto ove figurano solo le mie iniziali e nessun riferimento alla data di nascita, alla residenza, all’assicurazione.
Privacy assoluta anche quando sono all’opera, volto coperto, rigido divieto a proferire parola.
Ho sempre accettato le regole, lavoro da vent’anni, mai un problema.
Come faccio?
Sempre una bella vena.
Pronta, grande, sicura, turgida.
La migliore!
Se lavoro con la sedia è lo stesso.
Tenuta delle cinghie sempre perfetta.
Mai una frattura, mai un dente che salti dopo la scarica.
Poi la shoc, energia proporzionata al peso, all’altezza, all’età.
Sono un professionista ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti: massima affidabilità, estrema cura e precisione.
Conduco a morte chi lo merita, potrei accanirmi ed aumentare i loro patimenti e così accontentare i familiari delle vittime che mi guardano lavorare oltre il vetro: leggo i loro sguardi assetati di vendetta e sembrano implorarmi:
"Dai fratello, fallo soffrire un po’, aspetta prima del colpo di grazia!"
Io invece no!
Sono un professionista serio ed ho l’obbligo del rispetto delle regole: nessun accanimento con la vittima ma solo ed esclusivamente perfezione, pulizia.
E le mie sono esecuzioni perfette e pulite!


Ci sono colleghi che lavorano per soldi, lo fanno saltuariamente per arrotondare, non so se ci siamo capiti: si iscrivono ad una lista di pretendenti ed attendono d’essere chiamati.
Centocinquanta dollari a prestazione.
L’elemosina!
Eppure spesso ti trovi tra i piedi questi pivelli dilettanti che ti combinano dei casini della  madonna.
Ho notizia di urla lancinanti prima della morte, un gran trambusto in sala, panico e poi magari una scarica esagerata per salvare capra e cavoli ma che spettacolo per il pubblico, una inaudita crudeltà.
Succede spesso in Texas, non in Virginia e tutti sanno perché.
I cow-boys sono degli spilorci e fanno economia, tirano fino all’osso: mancano gli strumenti necessari e poi non fanno aggiornamento, ti buttano lì e ti dicono:
"Senti, al mio via abbassa la leva di scarica. Allo stop, tira su. OK?"
Io non lavoro per soldi, lo faccio perché ci credo.
A me non dicono "Al mio via", sono io che do il via, io che conduco la baracca.
Non so se ci siamo capiti!
Ho una figlia che ha più o meno l’età della poveretta.
Sì, la vittima di quel mangiaspaghetti che sento gridare dalla cella qui a fianco, l’italiano che tra poco dovrò medicare.
Mia figlia dicevo.
E’ una ragazza come ce ne sono poche, studia in un college importante, mi costa un patrimonio ma non mi frega nulla: questa è la gente che merita e sono contento di fare sacrifici.
Mia figlia non sa che lavoro qui, crede che sia un agente di commercio ed io non voglio dirglielo.
Intendiamoci, non che mi vergogni ma è meglio lasciarla fuori.
Lei non c’entra è così delicata, così dolce, così...
E poi diciamocela tutta!
Lei, la vittima, la poveretta... un po’ se l’è cercata!
Mia figlia non si mette con il primo che le capita.
E’ una questione di educazione.
I sani principi della famiglia: il rispetto, il sacrificio, il timore di Dio.
Guarda invece questa cavolo di società.
Un casino, un autentico casino!
E lo Stato che fa?
Niente!
Se fossi io a comandare...
Rigore, assoluto rigore!
Insomma voglio proprio cantarvela tutta la canzone: in questa storia tutti hanno avuto da dire, i democratici senza fegato, i comunisti, addirittura il Papa e gli Stati d’Europa.
Tutti si sono voluti impicciare accusando il Governatore di inciviltà, l’America di inciviltà.
A costoro dico: non eravamo incivili quando abbiamo mandato i nostri ragazzi a morire in Vietnam, in Iraq, in Kossovo per assicurare la pace e la democrazia?
A costoro dico: il popolo americano non merita tutto quello che state dicendo.
L’America è un grande paese... il più grande!
Invece stiamo zitti, non diciamo nulla, i giudici s’interrogano all’infinito sulla sentenza, dispongono analisi e controanalisi sul DNA, ascoltano avvocati, sedicenti associazioni contro la pena di morte, preti, suore, negri, comunisti, uomini dello spettacolo.
Un gran casino, un gran casino!
Il risultato di questa follia generale è che io sono qui, da questa mattina, prelevato da casa in tutta fretta, chiuso in una stanza senza finestre e senza bagno, trattato come un delinquente.
Non finisce così!
Mi rivolgerò al sindacato quando la storia sarà conclusa.
Sono un funzionario dello Stato, cazzo!
Lavoro da vent’anni ho "medicato" più di cento persone.
Mai nessun problema.
Non voglio medaglie, per carità, non lavoro per i soldi, ma diamine, un hamburger, almeno un hamburger!
Cazzo!

 

LORENZO MARVELLI

 

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