MAI DIRE MAI-S

 

L’imperialismo alimentare cioè una di quelle forme di dominio attraverso cui le multinazionali del cibo, sotto l’egida silenziosa dei paesi ricchi, offrono polpette avvelenate in cambio di sostanziosa mercede, è una delle tante mani del famigerato mostro che le nuove intelligenze economiche amano definire "globalizzazione", una sorta di Leviatano spocchioso, saccente, affamato, aggressivo.
Di recente il Governo francese, incalzato dall’azione generosa del segretario del Pcf Hue, si è detto in disaccordo con l’immissione nel proprio mercato, di mais modificato geneticamente (Omg) dalla Novartis  che ha trasformato la pianta in modo da farle produrre tossine killer per le larve d'insetto e, in questo modo, resistere agli erbicidi.
La Novartis, sostenuta dalla statunitense Monsanto, si è rivolta alla Corte di Giustizia Europea che, in barba alle preoccupazioni dell’Unione Agricoltori Francesi e Greenpeace, le ha dato ragione intimando alla Francia di aprire al mais modificato.
E così i transalpini, rammaricati per il rigore fallito, sono tornati nella propria metà campo: la nuova chimica degli alimenti è salva. Almeno per il momento.
E sì, perché l’aria che tira in giro per l’Europa, è più o meno: "dopo il risanamento lo sviluppo... per lo sviluppo, tutto, anche l’insostenibile".
Il problema non è disquisire sulle caratteristiche delle future malattie che ubriacheranno le mappe genetiche dei nostri figli, futuri consumatori di domani ma piuttosto sul silenzio assenso della comunità scientifica, oggi.
Lontana dalla denuncia dell’ipotesi di pericolo, questa è accademicamente impegnata nel chiuso delle università, degli Istituti di ricerca, degli ospedali e la sua voce non viene fuori da quelle mura, non informa, non mette in guardia.
Quale potere impedisce all’autorevole voce di giungere alle orecchie di tutti?
Se dotti, medici e sapienti sono colpiti da questo improvviso mutismo, possiamo considerare garanzia sufficiente l’ipotesi che sui cellofan che avvolgeranno i cibi geneticamente modificati, qualche imprenditore illuminato farà stampare la dicitura: "forse c’è un rischio per la tua salute" ?
La questione non è solo la mela verde smeraldo grossa come un cocomero o il pomodoro troppo rosso al sapore di carota.
Globalizzare non è solo trasformare, manipolare.
Globalizzare è anche invadere con prepotenza, produrre malattie, uccidere.
Sarò più chiaro.


Da qualche anno la Nestlè ( quella del formaggino Mio, ricordate?) ha adottato una politica di espansione sui marcati internazionali con prodotti alimentari per l’infanzia.
Attenzione, il trucco c’è ma non si vede.
L’esportazione di latte in polvere nei paesi del terzo mondo, sebbene avvenga a costi bassissimi per gli acquirenti e magari con operazioni pubblicitarie della serie "mille lire per un mattone", produce danni gravissimi alla salute pubblica.
Il latte materno costituisce nei paesi poveri l’unico alimento per i bambini sino a tre anni circa; questo latte inoltre, veicolo naturale di anticorpi, costituisce una vitale protezione contro numerosissime malattie infettive.
Le diaboliche polveri della Nestlè, oggi salutate dalle mamme inconsapevoli come manna dal cielo, espongono i bambini alle infezioni che si rivelano spesso mortali poiché mancano antibiotici e comunque presidi atti alla cura delle malattie.
Ma c’è di più.
L’acqua usata per preparare la polvere di latte non è quasi mai biologicamente pura e quindi, proprio a ragione di questo, essa stessa veicolo di malattie.
Il cerchio si chiude con il fortissimo rischio che questi bambini muoiano di fame una volta esaurite le scorte di latte in polvere; a quel punto la mamme non disporranno più del latte naturale poiché disabituate ad attaccare i propri figli al seno e non potranno sostituirlo con cibi dalle stesse capacità nutrizionali.
Provo ad immaginare la ciliegina sulla torta: la Nestlè ritoccherà i prezzi dei prodotti per l’infanzia giustificando l’operazione con esigenze di mercato, di fatto impedendo ai governi di quegli stati di acquistare nonostante la forte domanda interna.
Questo ed altro quando lo sviluppo è insostenibile.
Buon appetito a tutti!

  Lorenzo Marvelli

 

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