PEDOFILI E VECCHI VOCABOLARI

di Lorenzo Marvelli

 

Ho un vocabolario sul comodino, un amico fedele che nelle tormentate letture notturne, mi offre le sue pagine a chiarimento di parole sconosciute, dimenticate, equivocate.
Questa notte, abbandonato nella entusiasmante volgarità di Pepe Lanetta, attore e scrittore di quella Napoli di papponi, prostitute, femminielli, usurai, tossici, gagà e camorristi, sono letteralmente inciampato su un termine del quale penso di conoscerne il significato ma che, tuttavia, mi ha costretto all’angolo impedendomi di fatto la prosecuzione della divertente lettura.
Riposto Lanzetta sul comodino, ho interrogato il vecchio vocabolario foderato con le pagine ingiallite e profumate di un quotidiano d’altri tempi.
Sorpresa!
La mia parola non era nel suo elenco: da "pedo" (insegna pontificia costituita da un bastone sormontato da una croce) a pagina 591, rapido salto a "pedonale" (di strada o altro spazio urbano riservato ai pedoni) a pagina 592..
In mezzo un vuoto desolante, un silenzio omertoso e religioso che probabilmente i defunti autori del mio vecchio tomo, avevano costruito adeguandosi ad una naturale propensione ad omettere ciò che imbarazza o, ancora, rispettando le direttive delle gerarchie pensanti che preferivano adottare in materie di sesso, un atteggiamento "negazionista".


Oggi per fortuna al silenzio si preferisce la voce, la voce dei giornali, della televisione, delle associazioni che tutelano i diritti delle donne, dei minori, dei malati, delle prostitute, delle casalinghe, dei "povericristi" e di sesso se ne parla, spesso se ne urla, se ne blatera con il risultato di una grande confusione dalla quale
uscire è impresa ardua soprattutto per dei "rompicoglioni" come me che amano guardare dal buco della serratura, capire oltre le righe, dietro le porte, i muri, i titoli cubitali, le dichiarazioni a effetto, gli anatemi.
Il mio vecchio vocabolario non mi aiuta e del termine "pedofilia" conosco più che il significato, l’effetto dirompente che l’atto del pedofilo determina sulla società.
Non so nulla del soggetto depravato e criminale, delle sue vittime, dei processi che scatenano questi orribili fenomeni, della sua storia, dei suoi contesti sociali e familiari.
Non so se il pedofilo è un efferato delinquente che pensa ed organizza le sue malefatte o un "poverocristo" al soldo della sua malattia mentale che opera agendo incontrollatamente istinti brutali, forze malefiche che evitano le strade del ragionamento e della volontà.
Non so nulla della vittima, non so se il suo stato fa riferimento alla età anagrafica, alla mancanza di consenso al rapporto di sesso o a tutte e due le cose.
E poi, c’è sempre violenza in queste storie? C’è sempre la caramella offerta in cambio? Si agisce sempre in un contesto ove tutti sono all’oscuro: la famiglia, gli amici, i vicini di casa, la società in genere con le sue braccia come gli assistenti sociali, le forze dell’ordine?
Il mio vecchio vocabolario non mi aiuta ma neppure la "grande voce" di questi tempi, tempi moderni e mediatici, tempi dell’informazione troppo spesso manipolata, controllata, essa stessa violentata, stuprata.
L’ umanità perbene è sconvolta dall’azione del pedofilo, questo popolo onesto ora riconosce in quel nemico comune una causa per cui vale la pena essere tutti uniti e gridare vendetta.

Tutti quelli che si riconoscono nella lotta, grazie al nemico comune, superano le differenze: analfabeti e professori, Cristiani e Mussulmani, uomini e donne, fascisti e comunisti, tutti chiedono una reazione forte, decisa, esemplare.
Pena di morte, castrazione chimica, evirazione, ergastolo, tortura fisica, la stampa traduce così quel gran marasma che non si preoccupa di capire, di intervenire, di trasformare ma di punire, di esercitare violenza.
Quella umanità che si divide su tutto, sugli immigrati, sulla droga, sulla scuola, sulle tasse, sul verde 

pubblico, sulla guerra in Kossovo, ora invece è unita e compatta nel chiedere in piazza la testa del pedofilo.
Cosa ci sta succedendo?
Perché tanta violenza giustizialista?
Il mio vocabolario non mi aiuta e faccio fatica a mettere ordine tra le idee, i sentimenti che mi turbinano nel cervello... vorrei capire, vorrei mantenere la calma, vorrei contribuire alla soluzione senza forza, senza sangue, senza sedie elettriche e manganelli.
Vorrei acquistare un nuovo vocabolario, più aggiornato, completo ma... ho paura.
Ho paura di ammalarmi di questa nuova malattia che ci globalizza, ci mercifica, ci rende egoisti e violenti.
Ho paura di questi muscoli e della loro forza, dei cibi transgenici, dei danni all’ambiente, dello sfruttamento delle persone delle cose.
Ho paura di questo "tutto" che diviene merce come probabilmente la vittima per il suo pedofilo,
Ho paura delle piazze che alzano le braccia al cielo chiedendo la testa del nemico, ho paura della voce grossa, dei pugni sul tavolo.
Vorrei solo... capire.
Capire ragionando e non riducendo la complessità.
Terrò sul comodino il mio vecchio vocabolario foderato con le pagine profumate del vecchio quotidiano.
Ora è tardi: devo dormire, domani ho il turno di mattina all’ospedale...
Buonanotte a tutti!

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