L'uragano di Assan

di Mariano DeMattia

  Il giovane saraceno non conosceva il vento impetuoso delle tempeste marine né l'implacabile e spietato carattere della tormenta.

Assan non era un marinaio, malgrado nel suo sangue scorresse la stessa salsedine salmastra che plasma gli oceani, eppure nell'istante in cui un gran mare burrascoso gli si pose innanzi, la sua anima non lasciò spazio alcuno all'esitazione…la voce di dentro gi impose di navigare verso le braccia della tempesta.

Assan anelava ardentemente giungere al cuore del mare tempestoso con l'intento di comprenderne le ragioni, convinto che fosse possibile tendere l'orecchio per ascoltare le motivazioni dell'ira marina, sicuro che carezze umane potessero sedare l'arsura del mare…Assan voleva cullare le onde ed il vento sino ad ammansirli, sino a ricostituire l'essenziale calma che giace sommessa in ogni uragano.

Le stagioni si susseguirono inesorabili ed Assan, con altrettanta sagacia, profuse ogni sua risorsa nell'intento di placare ciò che appariva implacabile. Nel cuore di quella tempesta, tutti gli sforzi di Assan furono vani, ma proprio quando egli stava per lasciarsi inghiottire dalla corrente scorse all'orizzonte un volto mai visto prima di quel dì. Assan non capì se si trattasse di una donna o di un uomo, ma fu come rapito dalla sua voce dai mille echi: "Sono qui innanzi a te perché tu apra il tuo cuore e la tua mente, sono qui per udire ciò che giace inerme sul fondo della tua anima"...le sussurrò quella voce.

A queste parole, Assan si lascio andare:

  "Chissà perché da un po’ di tempo a questa parte la solitudine si ostina nell'essere la mia compagna d'ogni istante! Sembra volersi imporre come una presenza costante disposta, come nessun amico al mondo, a seguirmi passo dopo passo, senza tregua…senza alcun rispetto della mia eventuale voglia d'amore, di carezze, d'attenzioni. La ritrovo ad ogni angolo di vita, nelle lenzuola della notte e del giorno, nei pensieri d'ogni dì, in ogni battito del cuore ed in ogni sospiro che non osa essere profondo per la paura di acuirsi in dolore lancinante, infiltrante, sordo ed inesorabilmente progressivo. Quest'assurda "compagna" si nutre della mia anima, mi dissangua in un cinico stillicidio senza provare un briciolo di pietà…più chino il mio capo sotto i suoi colpi e più essa sembra godere della mia impotenza…Perché? …Perché? …Perché? …Perché? Con mani d'uomo cerco di sollevare le mie sorti affrontando le sfide della vita nel migliore dei modi; con tutte le energie, conoscenze e possibilità che la mia esperienza vitale mi suggerisce. Ho investito tutte le mie risorse, anche le più recondite, ma tutto sembra essere poco, insufficiente, minimo, inutile…tutte le mie tasche traboccano di semi, ma la terra su cui si leva il mio passo sembra essere irreversibilmente resistente al benché minimo criterio di fertilità".

Quando ebbe pronunciato la sua ultima parola, Assan volse lo sguardo verso le sue tasche, con l'intento di stringere per l'ultima volta quei semi che non avevano mai baciato una terra fertile: "La marea è ormai altissima, é questo il momento di tenerci per mano, poiché questo ci consentirà di compiere il viaggio uno negli altri" ...sussurrò Assan!  

Fu con grande stupore che Egli scoprì quanto era accaduto durante il suo sfogo; nel corso di quel tempo in cui egli apri finalmente il suo cuore e la sua mente, affinché quel volto potesse udire ciò che giaceva inerme sul fondo della sua anima. Era accaduto qualcosa di straordinario; le tasche di Assan erano assolutamente vuote...non v'era alcuna traccia dei semi, ma, dai suoi piedi in giù, enormi alberi colmi di frutti d'ogni genere sovrastavano l'oceano che, ormai domo, aveva assunto l'aspetto di un'enorme tavola verde smeraldo.

 In quella posizione Assan era assolutamente al sicuro, ma il giovane saraceno, incredulo, non riusciva a dare una spiegazione a tutto quanto era innanzi ad i suoi occhi, allora volse lo sguardo all'orizzonte con l'intento d'incrociare i suoi occhi con quelli di colei che aveva formulato il prezioso invito: "Sono qui innanzi a te perché tu apra il tuo cuore e la tua mente, sono qui per udire ciò che giace inerme sul fondo della tua anima". Assan era sicuro che quella stessa voce avrebbe saputo rispondere alla sua domanda: "Com’è possibile ciò"? Assan scrutò attentamente l'orizzonte per lungo tempo, i giorni e le notti si susseguirono inesorabilmente, ma quel volto non apparve mai più, nemmeno per un istante...solo una flebile voce arrivò al cuore di Assan, una melodiosa ed elegante voce che partì proprio dalla sua anima: "NON SORPRENDERTI PER CIO' CHE E' QUI DAVANTI AGLI OCCHI TUOI, POICHE' QUEI SEMI, CHE LUNGAMENTE HANNO ATTESO DI PORTAR FRUTTO, HANNO TROVATO FERTILITA' NELLE SALMASTRI ACQUE DELL'OCEANO SOLO E SOLTANTO PERCHE' AD ESSE SI SONO AGGIUNTE LE TUE LACRIME". A queste parole Assan capì ciò che non aveva mai afferrato prima; nessuno dovrebbe pretendere che la terra si disponga alla fertilità, necessaria per fare di ogni seme un frutto, se non dopo aver consentito alle proprie lacrime di farne parte.

Pagina pubblicata il 3 /12 /01

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