“Quali labbra le mie labbra abbiano baciato, e dove, e perché,

l’ho dimenticato, e quali braccia abbiano giaciuto

sotto il mio capo fino al mattino;...

Non so dire quali amori siano venuti e andati,

so soltanto che l’estate ha cantato in me

per un po’, e in me non canta più”

Edna St. Vincent Millay (America Anni Venti)

Viaggio d'estate...

di Simona Radice

 

 

 

 

 

Fu un’estate anomala quella. Cominciò, esplodendo in un pomeriggio di fine Aprile, con la discesa nella grotta alla ricerca della Dea Madre. Fu come annullarsi nel ventre della Terra, umido, gocciolante di acque antiche, duro eppure accogliente, seducente e voluttuoso come l’abbraccio di un amante. Scendevamo i gradini ascoltando il suono delle nostre vite distanti, allungando le percezioni come tentacoli impazienti, assaggiando nell’ombra, a piccoli morsi furtivi, l’odore denso e sensuale della nostra pelle accaldata, cercandoci con gli occhi nuovi di chi vuole vedere altro. E freneticamente ci trovammo per non lasciarci più. La roccia ci imprigionò in prospettive infinite di percorsi e abissi, grida di pensieri a singhiozzo,  sussurri di parole e sguardi e - tienimi la mano che ho paura di lasciarmi andare -. Infine fu come lasciare che il primo respiro irrompesse in noi, possedendoci, violentando e bruciando i nostri polmoni assetati e niente fu più come era stato. Uscimmo dalla grotta in uno stato di eccitazione muta che acquistò frasi sul ciglio del tramonto, come raffiche di vento improvvise. L’isola mediterranea sotto di noi fremeva come corpo vivo in pigra attesa e noi come dita ansiose disegnavamo sentieri inesplorati verso il mare. Le onde intonavano canti di sirena ed io mi sentivo bella come un fondale primordiale, bella e salmastra come conchiglia non ancora trovata. Rimanemmo sul promontorio fino a quando la sera ci sorprese immagini scure proiettate sul cielo morbido di stelle e pianeti. Mesi dopo fu di nuovo il mare a restituirmi naufraga fra le braccia di un giovane amante e quei giorni di Luglio furono un preludio inaspettato ad un amore lento e dilatato. L’autostrada buia quella notte ci guidò verso casa in un silenzio leggero ed appagante, metafora evidente del nostro bisogno di pace, ed il fare l’amore senza fretta, avvolti dalla stanchezza e dal desiderio ci lasciò addormentati, abbracciati in una dichiarazione di resa senza condizioni, un placido addio alle armi. In agosto l’isola greca ci catturò come animali inesperti, cancellando il tempo, ubriacandoci di sole e sale, odori e ardori, di sonno e vino, castelli diroccati in bilico tra tramonto e scogliere, bagni notturni di baci e risate, raccontandoci il passato,  costruendoci il futuro che ci avrebbe divisi. E mi innamorai. In quelle notti calde di scirocco, scivolavo con lo sguardo lungo il suo corpo mielato dal sole, mentre mi dormiva accanto abbandonato in sogni in cui non sarei mai entrata e mi lasciavo travolgere dalla passione per la linea bianca delle sue anche, per le gambe lunghe e magre, le guance arrossate, la bocca screpolata dal sale. Lo ascoltavo parlare della sua giovane vita e mi stupiva il suo innocente coraggio di bambino e adoravo quando, fermandosi alla fine di una frase, lasciava le sue belle labbra sospese e domate per un lungo attimo, in cui la mia eccitazione tremava bagnata assaporando l’attesa, per poi liberarle in un sorriso che gli inondava il viso, come un temporale estivo, mentre la mia tensione si scioglieva come rivoli lungo la strada delle mie cosce. Il suo essere infinitamente più forte di me, fragile dominanza di anni ancora da inventare, e la ferocia della sua sincerità esercitarono su di me il fascino perverso di tutto ciò che non si può avere così ignorando volutamente ogni istinto di protezione coltivai per lui un amore dolorosamente adulto e liberatorio.

Lasciai che penetrasse la mia carne, stravolgendola, risalendo il mio sangue, inondandolo, senza porre argine alcuno; lasciai che  ai miei fianchi un ritmo nuovo facendomi sentire come Danae visitata da Zeus pioggia dorata. Quell’uomo che non mi amava mi restituì al mondo riconciliata. L’estate si spegneva fra le braccia piovose di Settembre. Era durata abbastanza ed io ero pronta per un nuovo viaggio.

Pagina Pubblicata il 3/12/01

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