FORUM SOCIAL
MUNDIAL
È impossibile
riassumere in poche righe l’impatto di un’esperienza come quella di Porto Alegre e soprattutto la varietà dei suoi contenuti, ma tento
lo stesso di trasmettervi alcune impressioni. Un panorama più ampio lo potrete trovare nel prossimo numero di “VIS Notizie”, la
rivista dell’organizzazione per cui lavoro e di cui sono stata delegata
ufficiale al Forum.
In primo luogo, alcune sensazioni che fanno parte del bagaglio di
quella che voglio chiamare “esperienza emozionale”: perché sì, è stata
un’emozione molto grande far parte de 51mila di Porto Alegre 2002, poter dire "io c’ero”, portare nella memoria
immagini, suoni, colori e odori.
Eravamo 51.300, di cui quasi la metà
donne, più di 16mila i delegati ufficiali in nome di quasi 5000 organizzazioni
provenienti da 131 paesi del mondo e circa 35mila gli “uditori” regolarmente
iscritti. La presenza italiana è stata molto numerosa (979 delegati per 406
organizzazioni), seconda solamente a quella brasiliana che però “giocava in
casa”. C’erano più di 3000 giornalisti provenienti da 48 paesi, e 11.600 ragazzi
e ragazze ospitati nel campeggio della gioventù intitolato a
Carlo Giuliani.
Porto Alegre: al campeggio |
Il clima era di celebrazione festosa:
si percepiva come un filo sottile che legava tutti i partecipanti, pur nell’assoluta eterogeneità del gruppo. Mi veniva da pensare a grandi
incontri religiosi, alle visite del Papa o del Dalai Lama, ai pellegrini della Mecca, solo che a
Porto Alegre la fede che ci univa non era legata
al soprannaturale bensì alla fiducia incrollabile nella capacità
squisitamente umana di trasformare le situazioni tramite l’impegno
personale e collettivo: “un altro mondo é possibile” é lo slogan internazionale
del movimento, e una specie di inno in lingua portoghese ripeteva questo
ritornello fino a farlo diventare quasi un tormentone... “um outro mundo é possível, se a gente
quiser” (un altro mondo é possibile, se noi lo
vogliamo). L’inizio del Forum é stato realizzato nel centro della città, con una manifestazione pacifica che ha portato 40mila persone dalla Piazza del Mercato fino al grande teatro all’aperto sulla sponda del lago, dove è stato realizzato il grande evento di apertura, con discorsi ufficiali, show multietnici e multireligiosi. |
Significativo il collegamento in
teleconferenza con una radio di New York, dove alcuni
rappresentanti di movimenti popolari e sindacati statunitensi hanno espresso la
loro solidarietà con il Forum Sociale e la loro protesta contro il Forum
Economico Mondiale in svolgimento nella loro città.
Le attività vere e
proprie del Forum hanno avuto il loro avvio venerdì 1 febbraio, e sono durate
fino a lunedì 4, mentre martedì 5 è stato dedicato alla grande
assemblea di chiusura; la maggior parte delle attività si svolgeva nel
campus della Pontificia Università Cattolica (PUC), ma alcuni eventi sono stati
realizzati anche in altri ambienti come i saloni delle conferenze di alcuni
hotel, l’auditorio dell’Università Federale, teatri e scuole.
La giornata era
organizzata così: al mattino (dalle 8 alle 12),
venivano realizzati seminari su grandi temi (ad esempio la conferenza mondiale
sull’educazione, o l’incontro sul problema delle risorse idriche, ecc.), la cui
partecipazione era aperta a grandi numeri di persone. Al pomeriggio (dalle 14
alle 17), erano realizzati i gruppi di lavoro sui temi più disparati, la cui
partecipazione era limitata a piccoli numeri (fra le 15 e le 50 persone, salvo
alcune eccezioni) proprio per permettere a tutti uno
spazio di partecipazione più attiva e non solo l’ascolto dei conferenzisti. La sera (dalle 18 alle 20) era il momento
delle conferenze dei grandi nomi presenti al Fourm
(Noam Chomsky, Rigoberta Menchú, il filosofo
argentino Enrique Dussel,
solo per citarne alcuni). Non era facile scegliere a cosa partecipare, perché
molti eventi erano realizzati in contemporanea: circa 100 seminari e conferenze,
e 800 gruppi di lavoro, il tutto in 4 giorni! L’eccesso di
opzioni a volte diventava un vero problema, così come l’inevitabile
dispersione e perdita di tempo nello spostarsi da un luogo all’altro. Ho perso
il conto dei taxi e degli autobus che ho preso, ma ricordo che questi piccoli
viaggi erano sempre accompagnati dalla cordialità e dalla simpatia degli autisti
e dei bigliettai, che chiedevano informazioni sul Forum e sembravano quasi
dispiaciuti di non potervi partecipare a causa dei turni di lavoro.
Solo per dare un esempio della varietà dei temi trattati nei gruppi
di lavoro, ne trascrivo alcuni titoli: “Imperialismo e Violenza”, “Agricoltura
sostenibile: agroecologia e partecipazione popolare”,
“Filosofia della Liberazione in America Latina”, “L’economia solidale e il
lavoro delle donne”, “La comprensione del processo Salute/Malattia come
strumento di trasformazione sociale”, “Criminalizzazione della povertà e dei
movimenti sociali”, “La giustizia di fronte alla globalizzazione”, “Università, società civile e conoscenza
trasformatrice”, “Architettura solidale”.
Penso che risulti chiaro come sia impossibile rispondere alla richiesta
che alcuni mi hanno fatto di “scrivere qualcosa sul tema del Forum”: non c’era
UN tema, ce n’erano MILLE! E d’altra parte non poteva essere diverso, perché
dentro a questo grande movimento internazionale sono
rappresentate realtà molto differenti fra di loro.
I 170 delegati di
popolazioni indigene avevano bisogno di discutere problemi legati alla loro
sopravvivenza fisica e culturale di fronte
all’appiattimento/omogeneizzazione promossi dal modello economico
neoliberale, ma anche farsi promotori della proposta di nuovi modelli di
sviluppo legati al rispetto dell’ambiente e all’uso razionale dell’acqua e delle
risorse naturali. I rappresentanti di Palestina, Israele, Colombia, Paesi Baschi
e Spagna, Chiapas e Messico, erano lì per partecipare
alla discussione dal titolo “Un mondo senza guerra è possibile”. I
rappresentanti dei movimenti contadini erano lì per presentare la proposta del
grande movimento latinoamericano della “Via Campesina”, che sta elaborando proposte concrete di uso
democratico della terra a partire da esperienze vissute e anche da lotte accese
contro la cultura del latifondo e lo sfruttamento intensivo delle risorse da
parte delle multinazionali. Donne di tutto il mondo scambiavano fra loro e con
gli uomini presenti idee su come rendere più fattiva la partecipazione femminile
a tutti i livelli (sociale, politico, accademico, familiare), e su come
combattere il maschilismo che opprime, lo sfruttamento
che toglie dignità, la violenza che uccide.
Una cosa che mi ha molto colpita nella dinamica del Forum è stata la prossimità di
tutti con tutti. Quello che voglio dire è che era assolutamente normale andare a
sbattere contro qualcuno dei conferenzisti eccellenti, che camminava tranquillamente in
mezzo alla moltitudine, scambiarci due chiacchiere informali, per poi magari
ritrovarsi a sorpresa nello stesso gruppo di lavoro ed essere salutati con abbaracci e baci come vecchi amici. Un atteggiamento
assolutamente privo di protagonismo, una prossimità fra “grandi” e “piccoli” che
è difficile trovare in altri ambienti (basti pensare ai cordoni di polizia che
proteggevano i 1000 “eccellenti” del Forum Economico a New York da qualunque
contatto col mondo esterno). Questi personaggi illustri, che hanno partecipato
al Forum Sociale con la stessa semplicità di qualunque altro partecipante, hanno
capito che non si può parlare dei problemi della gente reale senza ascoltare
cosa la gente reale ha da dire, all’opposto di incontri
tipo il G8, in cui i ricchi decidono di risolvere i problemi dei poveri parlando
fra di loro (non dimentichiamo che i rappresentanti dei paesi poveri invitati ai
vari G8 sono i ricchi e i privilegiati di questi
paesi).
Un’altra riflessione interessante è quella sull’informazione che è
stata divulgata in Italia a rispetto del Forum; ero ospite a casa di amici che hanno la TV a cavo e l’accesso alle trasmissioni
di RAI International, e così ne ho approfittato per
vedere qualche telegiornale, così come quasi quotidianamente davo un’occhiata ai titoli dei giornali
italiani su Internet. L’impressione che ho avuto è che le notizie a cui si dava
più spazio fossero quelle marginali, come il tentativo di rapina al bancomat
ad opera di banditi “travestiti” da partecipanti al
Forum (vestivano jeans e zainetti!) oppure il movimento dei Senza Tetto
che ha occupato un palazzo, o ancora l’intitolazione del campeggio alla
memoria di Carlo Giuliani. Tutto questo è realmente successo, ma senza dubbio
non costituisce il “cuore” dell’evento.
Il cuore dell’evento di Porto Alegre sono stati i 51000
partecipanti e le centinaia di conferenzisti; il cuore
è stato l’entusiasmo di tante persone che, in tutto il mondo, danno vita al
Forum Sociale Mondiale, di cui l’evento di Porto Alegre costituisce appena un momento di consolidamento
dell’azione e un’importante vetrina internazionale, ma la cui vitalità è
garantita dai Forum continentali, regionali e nazionali che stanno sorgendo da
oriente a occidente, e che riuniscono una moltitudine eterogenea di gruppi e
movimenti popolari articolati in reti.
Eravamo in 51000 a Porto Alegre, ma credo che siamo milioni
in tutto il mondo. Milioni di persone di tutte le razze e
culture, e di differenti estrazioni sociali, che hanno capito che il nostro
modello economico nasconde una trappola che fa sì che il benessere di alcuni sia
raggiunto a spese dell’impoverimento o della lesione dei diritti fondamentali di
altri. Questa presa di coscienza non si ferma ad
una constatazione rabbiosa, come i mezzi d’informazione vorrebbero far credere,
ma si traduce nell’elaborazione, scientifica e razionale, di proposte
alternative, e soprattutto nell’esperienza concreta di nuovi modelli economici e
politici il cui criterio di razionalità è la vita (umana, ma non solo) invece
del mercato, della tecnologia, dello stato.
Chi legge portoghese, inglese, francese o spagnolo potrà trovare ulteriori informazioni e interessanti documenti, come il manifesto “Resistenza contro il neoliberalismo, il militarismo e la guerra: per la pace e la giustizia sociale”, nel sito: http://www.forumsocialmundial.org.br/.
foto: http://digilander.iol.it/prcnavile/album/poa/poa.htm
http://www.forumsocialmundial.org.br/
pagina pubblicata il 01/04/02