CIRCOLARE NUMERO 3

Il Grido degli esclusi

dal Brasile, Sandra Biondo

 

Recife, 7 settembre 2001

7 settembre 1822: Dom Pedro I, figlio del Re di Portogallo Dom João VI, proclama l’indipendenza del Brasile. A differenza delle altre colonie latinoamericane, che ebbero la loro indipendenza grazie alla partecipazione popolare animata da leaders come Simón Bolivar, José di San Martin o José Sucre, per il Brasile si tratta di un’indipendenza realizzata dall’elite, dalla nobiltà portoghese e dai nuovi ricchi. Il Brasile, unico fra le ex colonie del Sudamerica a non diventare subito repubblica, diventa un Impero al cui comando sta il discendente della corona portoghese. E d’altra parte, questa "indipendenza" ebbe come controparte un’indennizzazione di due milioni di sterline, tanto quanto il Portogallo doveva all’Inghilterra. In pratica, il Brasile "independente"ereditò dal Portogallo non solo l’imperatore, ma anche il debito estero.

Questa piccola introduzione storica ci aiuta a capire che la festa celebrata oggi in tutto il paese non è che una farsa, una scusa per far sfilare l’esercito e le scolaresche per commemorare un’indipendenza che non si è ancora realizzata.

Da 7 anni però, oltre alle parate ufficiali, in tutte le grandi e anche in alcune piccole città del Brasile è convocata una specie di contro-manifestazione, chiamata "Grito dos excluídos" (Il grido degli esclusi). L’organizzazione, originariamente promossa dalla CNBB, la Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile, attualmente riunisce, oltre alla Chiesa Cattolica, numerose altre associazioni di base, legati ad altre confessioni cristiane (anglicani in testa) e a movimenti popolari e politici.

Quest’anno il Grito è stato realizzato in circa 2000 città, e come sempre la manifestazione più significativa è stata quella di Aparecida do Norte, una città nello stato di S. Paulo dove si trova il santuario della patrona del Brasile, la Madonna di Aparecida.

Mentre nella capitale, Brasilia, il Presidente Fernado Henrique Cardoso sfilava insieme a Esercito, Aeronautica e Marina davanti a circa 70 mila persone, ad Aparecida i manifestanti erano più di 90 mila secondo le informazioni della Polizia Militare. A Brasilia il Presidente riceveva in ugual misura applausi e fischi, ad Aparecida i manifestanti chiedevano la riforma agraria e la fine della corruzione politica.

In tutto il paese la partecipazione al Grito è stata più numerosa che quella alla sfilata ufficiale: è un segno importante. Persino la Rede Globo non può ignorare l’importanza della manifestazione, e anche se è omessa quanto al peso sociale e politico del Grito, i numeri che ho riportato poc’anzi sono stati annunciati dal telegiornale delle 20.

Un professore dell’Università ci racconta sempre perché non va più alla parata militare: alcuni anni fa, mentre assisteva alla sfilata di uomini in uniforme e bambini delle scuole pubbliche, ha visto un bambino che sorrideva apparentemente contento. Aveva i denti tutti cariati e calzava una scarpa di un tipo e una di un altro, entrambe vecchie e consumate, di misura evidentemente diversa. Che paese è questo, che non sa dare un minimo di dignità ai suoi cittadini del futuro? Che indipendenza è questa, se oggi come nel 1822 il Brasile dipende in tutto e per tutto dagli investimenti stranieri, da debiti con interessi usurai applicati dai "benefattori dell’umanità", i vari FMI, World Bank, paesi del G8?

Da giugno la maggior parte del paese è sottoposta al razionamento energentico, a causa della mancanza d’acqua nelle idroelettriche; è stato chiesto a tutti i cittadini di ridurre il proprio consumo del 20% fino a novembre, chi oltrepassa la meta (attribuita in base alla media di consumo dell’anno scorso) paga una soprattassa che, dopo il secondo mese di "sfondamento" della meta, viene trasformato in taglio della corrente. A chi risparmia il 20% e consuma meno di 100 Kw al mese è concesso un "bonus" dipendente dagli introti delle soprattasse. Andate a vedere sulla vostra bolletta dell’Enel quanto consumate al mese, e capirete che 100 Kw sono pochissimi: un frigorifero piccolo, una TV, quattro lampadine da accendere la sera. La doccia elettrica per farsi un bagno tiepido è un lusso che una famiglia povera di quattro persone non si può più permettere, perché se tutti e quattro fanno il bagno, si sorpassa la meta... allo stesso tempo, i signori con la villa raggiungono la loro meta riducendo il funzionamento dell’aria condizionata, del maxischermo TV, del microonde e della pompa della piscina.

Questo è il frutto del lavoro di un governo che, in 7 anni di esercizio, di fronte ad una crisi energetica già da tempo annunciata, non ha messo in atto piani di investimento e ricerca in energia alternativa, o al limite in nuove centrali idro e termoelettriche, ma si è affidato fiducioso alla protezione di S. Pietro. Perché S. Pietro? Perché tradizionalmente è il santo a cui si ricorre per far piovere... se S. Pietro non ha saputo far bene il suo lavoro, e quindi le riserve d’acqua nelle idroelettriche hanno raggiunto il minimo storico del 14% di capienza, chi paga è il cittadino, chi si sacrifica è il cittadino.

Ecco, queste sono le due facce del 7 di settembre, dell’indipendenza fittizia del Brasile. In questo giorno di lotta per milioni di esclusi in questo paese, a Durban la prima conferenza mondiale contro il razzismo si è risolta in un nulla di fatto, per la paura di chiamare razzista chi se lo merita, per la paura di riconoscere ai paesi che hanno prodotto schiavi per il nostro benessere il diritto di chiedere un’indennizzazione, per la paura di spezzare il comodo dominio delle nuove élites e tentare di raggiungere nuovi equilibri e una vita più dignitosa per tutti.

Non sono cambiate molto le cose. Altre élites, altri imperi, altre indennizzazioni, ma la sostanza non cambia. É questa l’indipendenza che abbiamo conquistato?

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Pagina pubblicata il 01/10/01