Sotto
le bombe
di Lorenzo Marvelli
Non ho nulla da distruggere. Quattro sedie
sgangherate, un tavolo che traballa.
Non c’è luce, acqua, gas. No, il gas è diverso.
Non un effetto del bombardamento. Il gas non c’è mai stato. Aspetto. Non ho
nulla da distruggere. Eppure c’è una colpa commessa e merita dolore.
Tempo!
Anziano
afghano. Foto Reuters
Non ho a disposizione nell’immediato,
responsabilità. Ma se provo a pensare...
L’aereo squarcia il cielo.
Bam!
E’ caduta qui vicino. Sono salvo. Ho tempo per
pensare ad una possibile confessione che meriti la pena. Bussano alla porta, non
rispondo. Non è il dolore che mi chiama.
E’ caduta qui vicino. A lei apro quando viene.
Lei sì.
Io non ho mai voluto bene ai figli. Una colpa.
Forse. Dodici figli, tre morti ancora piccoli, quattro ormai lontano, fuggiti
via da questa casa sgangherata. Gli altri...
Dodici figli. Non amati, non miei, non eredi.
Non li ho mai nutriti, hanno sempre fatto da soli.
Il lavoro da soldi. Io non ho mai avuto soldi
né lavoro. Altra colpa. Forse. Ho sempre considerato il mio tempo come qualcosa
di speciale e inalienabile ed il lavoro è una specie di unità monetaria con la
quale il padrone acquista la tua vita. La mia vita è inalienabile. Mia moglie
è...
Bam! E’ caduta qui vicino. Più vicino. L’ho anche vista. La sua
luce. Mio padre era un sacerdote. Non l’ho mai conosciuto. Per strada,
quando lo incrociavo, inventava mille piccole attività pur di non
incrociarmi lo sguardo: apriva il giornale che portava sotto il braccio,
allacciava una scarpa, accennava ad un amico inesistente per potere
cambiare strada. In tutta fretta. Mio padre un uomo in corsa... |
Bomba caduta a 25 km da Kabul. Foto Reuters |
L’abito lungo fluttuante nel repentino
movimento per evitare l’incontro. Via. In fretta!
Non ho mai cercato di forzare. Verrà un
giorno... Questo pensavo fino ad oggi. Prima delle bombe.
Bam!
Strano come si possa udire il male così vicino
e non patirne l’effetto dolorifico. Sento urla di gente in strada, mi pare di
vedere chi corre e chi, a terra, chiede un aiuto che non arriverà. Io siedo
tranquillamente e cerco di trovare scavando, attraversando una vita piena di
figli senza parola e un prete con la toga al vento.
Ho ucciso.
Una volta.
Un attimo di rabbia, il tradimento che acceca
ed impedisce il discernimento. Ho pagato per la colpa il silenzio dei miei
figli. Questa non può essere la ragione di una guerra. Il pentimento ha già
amputato i miei arti, il mio cuore, i miei sensi. Ora dopo quei dolori sono un
piatto di carni spezzate in tantissimi bocconcini pieni di grasso.
Bam!
Vetri in frantumi. Verrà il freddo in inverno.
Dovrò inchiodare del legno alle finestre e far luce con candele anche di giorno.
Sono bravo a fare cose con la cera. Quella puoi trovarla giù al mercato. Pochi
spiccioli se pensi all’effetto, al risultato.
La luce...
Per il freddo userò coperte, ne ho così tante
ammucchiate. Dodici coperte. Una per figlio. Ricevute in dono da...
Tanto tempo fa. Non mi piace ricordare il tempo
dei fagioli. La casa piena di fagioli. Si mangiava fagioli tutti i giorni.
Bolliti in acqua. Fagioli a colazione, a pranzo, a cena. Fagioli anche di notte.
Per combattere l’insonnia. Un cucchiaio giusto per chiudere gli occhi e
sognare... fagioli. Sempre fagioli fagioli, fagioli...
I barattoli vuoti raccoglievano cicche, cera
per candele, una matita spuntata, acqua da scaldare al fuoco. Per cuocere. Per
cuocere... fagioli.
In fuga da Kabul. Foto
Reuters
Ricordo qui fuori la montagna di barattoli e
spesso i cani alla ricerca di fagioli dimenticati. Bestie affamate con la lingua
tagliuzzata dalle latte irregolari. Cani dimenticati che attraversano il colle
d’alluminio...
Bam!
Non ho mai pregato. Non ha senso che lo faccia
ora. Ha pregato mio padre. Anche per me. Dio sarà misericordioso nel giudizio.
L’ha avuta la sua dose di preghiere. Anche per me. Eppure questa potrebbe essere
una colpa! Forse. Sarà meglio che io scriva per non dimenticare le preghiere.
Farò la punta alla matita con la latta dei fagioli e scriverò di Dio sul
rovescio bianco delle etichette dei barattoli. Per poter ricordare. Se ce ne
sarà bisogno.
Bam!
Il sangue sul braccio! Ecco il primo effetto.
Sul braccio. La mano non è più mia. E’ lì per terra. Chiusa e bianca.
I figli sono al fronte. Sono distribuiti
equamente tra gli schieramenti. Non mi hanno mai spiegato. Non si sono mai
spigati. Forse un giorno lo faranno. Un tavolo di vinti e vincitori che scrive
la storia. Figli nemici. Figli nemici tra di loro.
Una colpa! Forse.
Torneranno dal fronte e troveranno la mia mano
chiusa a pugno. Per terra. Tra la latta dei fagioli. Gustata dal muso dei cani
disperati.
Io non ci sarò. Non mi troveranno attaccato a
quella mano. Tra i fagioli.
Bam!